Il 26 giugno di quest´anno saranno passati esattamente cinquant´anni dalla morte di Don Lorenzo Milani.
Per chi, come me, è cristiano, la persona, le parole e l´opera di Milani sono soprattutto una imitazione straordinariamente aderente della persona e dell´opera di Gesù (proprio nel senso altissimo dell´imitatio Christi). Immagino che qualcosa di simile provassero gli italiani del primo Duecento vedendo Francesco d´Assisi: un altro Cristo sulle strade del mondo.
Per tutti gli altri, Milani – e soprattutto il Milani di Lettera a una professoressa e della Scuola di Barbiana – rappresenta soprattutto un modello di scuola possibile. Un modello ben noto, di cui mi limito qua a richiamare due punti essenziali: il metodo e il fine ultimo.
Il simbolo del metodo di Barbiana è ancora lì, ed è assai tangibile: il grande tavolone di legno fatto dagli stessi scolari, anzi dai ‘ragazzi´. Didattica senza banchi, tutti intorno ad un tavolo. Un modello che non aveva niente a che fare con ciò che poi sarebbe esploso nel 1968. Le radici di questo approccio vanno cercare altrove, e cioè nella cultura altissima e nella consuetudine con la pratica accademica che don Lorenzo aveva respirato in famiglia: suo nonno era il grande numismatico Luigi Adriano Milani, il suo bisnonno il celebre filologo Domenico Comparetti. Ad aiutarlo, poi, ad orientarsi nella formazione, e ad esaminarlo circa la serietà del suo orientamento verso la conversione al cristianesimo e al sacerdozio fu Giorgio Pasquali, massimo filologo classico italiano del Novecento. È grazie a questa formazione che Milani cresce come un umanista, esattamente nel senso che lo storico dell´arte Erwin Panofsky fissa in questa formula: uno che rispetta la tradizione, ma contesta la verità. E il metodo di Barbiana non è altro che il metodo del seminario – consueto per la cultura accademica tedesca, e praticato per esempio da Pasquali e dai suoi allievi – per cui tutti gli studenti, anche le matricole, si siedono alla pari intorno ad un tavolo e lavorano insieme su un testo sotto la guida, incalzante e maieutica dell´insegnante.