LA PENSIONE CON QUOTA 100
Chi deciderà di anticipare la pensione con la “quota 100” non subirà alcuna penalizzazione. Percepirà interamente il trattamento economico maturato che, ovviamente, sarà inferiore a quello che avrebbe ottenuto al compimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia. Tuttavia, lasciando il lavoro in anticipo, verserà meno contributi e godrà della pensione per più anni.
Nel 2019 coloro che possiedono meno di 41 anni di contributi, salvo casi molto rari, sono soggetti al calcolo contributivo per i periodi successivi al 1995. Con questo metodo di calcolo l’assegno previdenziale dipende non soltanto dai contributi versati e rivalutati (il montante contributivo) ma anche dall’età. A parità di montante contributivo, a maggiore età corrisponde un maggiore trattamento economico.
Nell’esempio che segue sono indicati gli importi della pensione mensile, in relazione all’età, di un docente di scuola media che possiede 38 anni di contributi e percepisce lo stipendio di classe 28 da gennaio 2014: imponibile 2.544 euro, al netto dell’IRPEF 1.947 euro.
Età al 30/6/2019
Rimanendo in servizio la sua pensione aumenterebbe per i seguenti motivi:
– maggiori contributi versati (33% della retribuzione);
– capitalizzazione del montante contributivo;
– maggiore tasso di trasformazione in rapporto all’età;
– passaggio alla classe stipendiale 35 (da gennaio 2021);
– eventuali aumenti contrattuali.
Si stima che per ogni anno di servizio in più la pensione aumenterebbe del 3,0-3,7 per cento rispetto a quella maturata con 38 anni di contributi.
Roma, 23/10/2018 GILDA DEGLI INSEGNANTI
Dipartimento Previdenza e Pensioni